venerdì 22 agosto 2008

RASSEGNASTAMPA

Da Il Mattino di Ferrara - periodico indipendente d'informazione, ANNO 6 - numero 3/4 - 2008, p. 19

Novità ferraresi: l’ultimo romanzo del prolifico Lorenzo Mazzoni e i racconti dell’esordiente Enrico Astolfi
La Carmelina Edizioni della famiglia Felloni continua a incentivare con successo la promozione della giovane narrativa popolare di qualità.

UN TANGO PER VICTOR DI LORENZO MAZZONI (La Carmelina Edizioni, pp. 159, euro 10; prefazione di Roberto Coaloa). Lo ritengo il miglior romanzo scritto da un giovane ferrarese negli ultimi anni, a pari merito con Ciao John di Alex Giatti. Quinta prova narrativa del 33enne Lorenzo Mazzoni – anima ironica e cosmopolita, scrittore e viaggiatore che sa promuoversi a miglia di distanza dalle muffe letterarie & ippogrifi senza talento delle nostre province, voce combattiva come una canzone di Victor Jara –, questo libro racconta una candida storia d’amore romanticamente, carnalmente bruciata in una sola settimana a passo di Gardel & Velvet Underground. Il protagonista, Denil, è un ragazzo di origini italo-cilene che lavora in un coffee shop di Amsterdam e nutre un amore per la musica così simbiotico e quotidiano da saper leggere – romanticissimo DJ fuori dal tempo – lo stato d’animo delle persone e compilare, nell’era glaciale dell’mp3, mu-si-cas-set-te su misura ogniqualvolta avverte il bisogno di far star meglio il prossimo. In maravillosa compagnia di improvvisati saccopelisti estivi, drag-queen iscritte a Teologia, fumatori di marijuana eticamente corretti, erculei marinai di colore che leggono Agatha Christie, donne che giocano a portarsi a letto un uomo per ciascuna lettera dell’alfabeto, e sanguigni zii che suonano con la chitarra canzoni di protesta cilene e che hanno avuto per anni la fissazione d’ideare il piano perfetto per uccidere il dittatore Pinochet, ecco irrompere all’improvviso, nella vita arcitranquilla di Denil, una <> il cui corpo sprizza da tutti i pori una pacata ed estraniante energia sensuale. Questa donna misteriosa abita in una casa galleggiante sui canali della città e insegna ai bambini a volare. Di più non posso svelare, credete… Il solo ulteriore pensiero che mi permetto di aggiungere è che Un tango per Victor è una delle storie d’amore più intense e poetiche che mi sia mai capitato di leggere: ringrazio Lorenzo per averci regalato danzanti parole color sogno che, vibrando come un batticuore lentamente assaporato, c’insegnano almeno due cose: che si può combattere aspettando, e che la vita è eterna in cinque minuti.
Se desiderate ascoltare l’imprescindibile colonna sonora che fa da tappeto al romanzo, potete collegarvi al sito www.lacarmelina.com e contattare l’Editore, che ve la invierà gratuitamente tramite Gigamail.
PALUDE DI ENRICO ASTOLFI (La Carmelina Edizioni, pp. 135, euro 10; disegno di copertina: Andrea Amaducci).
Il libro d’esordio del 31enne Astolfi, ferrarese d’origine e tecnologo audiovisivo a Roma, è un libro di quattro racconti che si legge come un romanzo. Le ultime parole sante di Giuanin, Le dimensioni della mediocrità, La figlia del direttore vs la teoria del cinghiale e Anni 90. Vecchi ultras, sono infatti racconti che, pur diversissimi fra loro per genere e sound, vedono rincorrersi gli stessi personaggi, incastrarsi le stesse situazioni rivelando <>, come pone bene in luce lo stesso Lorenzo Mazzoni nella prefazione. L’autore sceneggia una Ferrara color palude, la riplasma in forma di contenitore pronto ad assorbire tutte le storie e andare a fondo, fermoimmagine di città che, dietro le vele del cambiamento globale e multietnico (<> constata uno dei personaggi), continua a olezzare di muffa. Vale a dire un odore che può piacere solo a chi ci è nato e cresciuto, in questi luoghi così malsani, eppure così magnetici come l’assolo di sax di una ragazza arzigogolata e bellissima. Nei luoghi tipicamente ferraresi che Enrico descrive con maestria (appartamenti del Grattacielo dentro cui badanti moldave ubriache non riescono a pronunciare la parola “cappellacci” e dicono “cappelaski”; l’ex curva Ovest farcita di tifosi <>; il bar Fiorella coi suoi marginali aedi delle quattro di mattina; i sampietrini di Via delle Volte e il bar di Gegio in Piazza Verdi; il ristorante cinese di San Giorgio) aleggia sì un’aria stantia di rassegnazione, ma una rassegnazione che è, paradossalmente, passionale. Ogni anno infatti, dopo la Grande Illusione & Mazzata Finale, noi ferraresi rinnoviamo come l’abbonamento RAI la speranza che il prossimo anno sia finalmente quello buono per uscire dal Pantano, un po’ come la Spal tutte le volte che inizia un nuovo campionato di serie C. Perché la rassegnazione, nel ferrarese nativo, è sempre, in un certo senso, vittoria.
I piccoli, epici, grotteschi fatti della zént di palude, siano essi intimi o corali, pulsano di quella particolare forma di tenerezza mista a malinconia, di odio impastato all’Amore che soltanto un “paludaro” nato da queste terre-d’-acqua può tradurre in parole: e in forza del suo background di studioso di cinema e aspirante sceneggiatore, in forza della sua scrittura visiva e veloce a tratti levitata di surrealismo (come nel secondo, riuscitissimo, racconto il cui protagonista è una specie di Gregor Samsa made in Padania), Astolfi quella forma l’ha espressa benissimo.
Fausto Bassini

domenica 3 agosto 2008

RIVISTE

Questo l'inizio della saga dei mini racconti : " TUTTI CONTRO LO STATO DELL'HACOCK"