giovedì 26 febbraio 2009

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Strani personaggi si aggirano per Ferrara, città sotto il livello del mare, ovvero… Palude.

A Ferrara, più che una città un paese ingrassato a forza di salamina e cappellacci, si conoscono quasi tutti e le voci girano molto rapide:

“Oh, hai presente Astolfi?“

“Chi Enrico?”

“Ma si dai, quello che fa il… che lavora… si insomma, quello che fa le riprese, i video, quelle robe lì… dai quello…”

“Si si… ho capito…”

“Lui… sai che è andato a stare a Roma e lavora là?”

“Ma va?”

“Si… e ha scritto anche un libro che c’è anche in centro, da Feltrinelli… Palude o una roba del genere…”

Sembra che sia riuscito a tirarsene fuori, Enrico, dalla palude ferrarese.

Eppure, sarà la nostalgia della nebbia, non smette di pensare alla città che lo ha adottato.

É a Ferrara che si muovono i singolari personaggi narrati da Enrico nel libro.

Gli ingredienti della ricetta tipica ferrarese ci sono tutti: la Spal, il grattacielo, il Nord Ovest (un bar che è diventato toponimo)…

Leggendo Palude, i ferraresi si ritroveranno a casa. Gli stranieri avranno l’occasione di conoscere la (mia) città, dal punto di vista di uno che è ha trovato la via d’uscita dalla palude… forse.

Lettura ideale, secondo me, per avvicinarsi a Ferrara prima di un viaggio; per chi vuole conoscere il colore della biancheria intima della città: grigio, naturalmente.

http://www.taodomichi.org/478/palude-enrico-astolfi-ferrara/

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