venerdì 30 ottobre 2009

No, fino alla fine dei tempi, non si vedrà mai più una catastrofe di tale ampiezza. Ibn al-Athīr


Romanzo “La ballata del Tocororo ( o dei sud del mondo)”
Di Astolfi Enrico e Mazzoni Lorenzo


Una Odissea di oggi, una ballata scritta a quattro mani, un gioco letterario intriso di humor, avventura, azione, sangue e amore. Un’opera sorretta da più fili narrativi, capace di amalgamare e fondere strutture tipicamente cinematografiche ai crismi del romanzo.

“La ballata del Tocororo ( o dei sud del mondo)” è diviso in due Parti: Terra ed Acqua.

TERRA, amara e grottesca fotografia dell’Italia contemporanea, si regge su una struttura drammaturgica ad episodi paralleli. Lo snodarsi narrativo, raccontato al presente utilizza un linguaggio visivo, efficace ed immediato.
La vicenda inizia dalla fine del mondo cioè dal giorno in cui, improvvisamente, la terra si sgretola e gran parte della crosta terrestre viene inghiottita dall’acqua. In questo veloce capitolo d’introduzione, troviamo i due protagonisti (Pasquino e Fedrico) al culmine della loro tensione drammaturgica. L’inaspettata apocalisse taglia netta le loro azioni. I personaggi cedono all’avvento dell’inspiegabile, il plot si arresta.
La storia riprende con un flash back. Federico, giovane dal bell’aspetto, neolaureato in Scienze Naturali, per sfangare il lunario lavora come fattorino per l’eccentrico notaio Picco. Conosce Bernadette, figlia del datore di lavoro. Nello sfondo di una Ferrara claustrofobica, pettegola, maligna, borghese, si snoda la loro burrascosa e drammatica storia d’amore.
Altro miracolato dall’apocalisse è il vigile urbano Pasquino, quarantenne dal profilo bohemienne, laureato in Storia dell’Antichità, che dopo una serie di traumatici e grotteschi fallimenti decide di farla finita con il suo sogno: diventare uno scrittore. Ma anche per Pasquino, nel “nuovo mondo”, ci sarà una seconda vita e quella macchina da scrivere, che stava per vendere al mercatino dell’usato, sarà la compagna di un incredibile viaggio.
Tra le righe di Terra, compare, volteggia, osserva, uno strano uccello: il Tocororo, uccello sacro, simbolo di Cuba che inspiegabilmente si trova a Ferrara. Un mistero, quello del simpatico uccellino dal piumaggio dei colori della bandiera dell’isola, che solo alla fine verrà svelato.
Il vecchio mondo non c’è più, quel che resta è una distesa infinita d'acqua cristallina, in cui galleggia una sottile linea di terra.
ACQUA parte da qui: Ferrara e Bologna, trasformate dalla catastrofe in un’isola, rimaste senza elettricità e acqua corrente, sopravvivono con il baratto. In una situazione di delirio collettivo, di sbando, gli autori seminano i presupposti per l’odissea che taglierà il nuovo mondo.
Scorza Dura capo ultras del Livorno (la squadra, il giorno dell’apocalisse, gioca a Bologna. Tremila labronici sopravvivono e, con l’intenzione di ricreare un modello socialista, occupano un quartiere) fa un sogno: riportare il Tocororo a Fidel Castro. Riportarglielo per adempiere ad una profezia. Compiere quest’impresa impossibile per ricongiungere tutti i pezzi di quell’umanità dilaniata scampata alla catastrofe. Rimettere i tasselli al loro posto per riscrivere la storia, per unire i popoli sopravissuti, per riprovare a dare un senso al mondo. Impavido, convinto che, finalmente, un cambiamento sia possibile, raggiunge Ferrara per trovare il sacro pennuto caraibico.
Le congetture dell’ultrà livornese sembrano il delirio di un folle. Solo un inaspettato e plateale gesto dell’uccello cubano darà un senso al suo farneticare e inizio al viaggio verso Cuba.
Insieme a Pasquino e a Federico torna a Bologna per rafforzare la zattera che li porterà a destinazione.
Poi verso est, seguendo i venti, come antichi esploratori. L’imbarcazione batte la bandiera del Livorno calcio, sul fianco una scritta: “Erodoto”.
Pasquino, Federico, Scorza Dura, il Tocororo, la strana combriccola in balia del mare e di mille avventure.
Bologna, Santorini, Istambul, lembi di deserto, atolli abbandonati, Hurgada, isole sconosciute, le Maldive, quello che rimane della Thailandia, le isole di Tuvalu, fino alla battaglia finale di Caracas.
Durante questa odissea i tre incontrano pirati corrotti, guarnigioni di sanguinari curdi, clandestini trucidati, marines esaltati che bivaccano in una caserma nel deserto, spacciatori colombiani, amazzoni Thailandesi che torturano ex clienti e governano un atollo, personaggi dello spettacolo che si mangiano fra di loro, un sadico generale a capo di un esercito irregolare di skinhead, fasci di vecchia data, militari smarriti, ex poliziotti picchiatori, violentatori, immani mercenari, e un famosissimo cantautore italiano che ha perso la memoria ed è diventato un menestrello alcolista.
Senza pausa, per oltre trecento pagine, fino alla battaglia finale per un “mondo diverso”.
Una guerra campale, il conflitto di sempre. Il bene contro il male, i rimasugli dell’orrore del vecchio mondo contro le speranze di chi è deciso a non cedere ancora.
Il tocororo, il vero eroe, ci accompagnerà in questa divertente, scanzonata, irriverente ballata.

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