sabato 31 ottobre 2009

Primo capitolo de "La ballata del tocororo (o della rivincita dei sud del mondo)".




La ballata del tocororo
(o della rivincita dei sud del mondo)





enrico astolfi & lorenzo mazzoni




CAPITOLO 1

23.08.2010

La tragica fine del vecchio mondo


Brunello, in boxer e maglietta a maniche corte, ascolta la radio nel suo rifugio.
Incastrato fra il tavolo e il muro, si rilassa dentro all'angusto sgabuzzino di casa.
Una voce concitata esce dall'apparecchio:
-Chiediamo la linea dallo stadio Dall'Ara! Durante la partita Bologna-Livorno, sono scoppiati incidenti fra i tifosi ospiti, giunti in più di tremila nel capoluogo emiliano per la prima di campionato, e la polizia...
Brunello sa benissimo che quelli del Livorno sono una tifoseria di sinistra.
Spero che ci sia quel vicequestore... quel Della Vittoria al comando della polizia! Quello che anni fa prendeva a calci gli zingari e i marocchini! Quello che sgomberava i C.P.T.! Speriamo che ci sia, così le bandiere di Che Guevara gliele mette nel culo a quei comunisti! Che Guevara! Bella fine che ha fatto!
Per valorizzare le idee del suo dolce pensare estrae da una scatola, piena di foto e cimeli arrugginiti, un medaglione di rame raffigurante il volto del Duce.
Lo bacia, si alza, batte i tacchi, solleva il braccio destro e tende la mano. Urla:
-A noi!
Un boato tremendo interrompe il suo rito cameratesco.
Tutto inizia a tremare violentemente.
I muri si sgretolano.
Brunello esce barcollando.
Arriva in salotto e dalle finestre intravede un cielo nero del colore della pece.
La casa trema nuovamente.
Perde l'equilibrio, sbatte violentemente contro il tavolo lasciando cadere il medaglione.
Pochi istanti. La faccia di Brunello si spiaccica sul pavimento, quella di Mussolini gira su se stessa come una trottola impazzita. Riesce a vederla. Per un secondo, ha l'impressione che il Duce muova la bocca, che gli stia dicendo qualcosa:
-Ordine. Obbedire. Combattere.
-Sì, Duce...- Si sforza di proseguire, ma sviene.

***

Federico cammina sulle Mura, quando un acquazzone lo costringe a rifugiarsi sotto le grondaie di una vecchia casa in disuso.
Il cielo, all'improvviso, è diventato plumbeo e la pioggia ha incominciato a scrosciare violenta.
Si mette al riparo, senza pensare che quello potrebbe essere un monito a non azzardare niente di sconsiderato, un monito a rinunciare alla sua vendetta.
Oggi mi riprenderò ciò che mi è stato tolto. È l’unico pensiero che gli frulla per la testa.
Sente il calore e la consistenza della pistola dietro alla schiena.
Un brivido adrenalinico gli sale per la colonna vertebrale.
Finalmente è arrivato il mio momento, si ripete mentre osserva accigliato gli alberi che si muovono scomposti sotto l'impeto del vento.
La pioggia continua prepotente.
Sente un rombo che somiglia a quello di un aereo che decolla.
Scruta il cielo e non vede niente. Sposta lo sguardo verso l’orizzonte, schermandosi gli occhi con le mani. Una massa confusa sembra spostarsi verso la città. Una massa marrone, vaporosa, sta avanzando.
Mio dio!
Federico guarda in basso, a ridosso della cinta muraria. Ha la sensazione di essere su un lento montacarichi che lo sta trasportando in alto. Il parco Urbano, la strada, gli alberi si allontanano.
Una macchina sbanda e finisce nel canale di scolo. Sente delle urla. Delle tubature scoppiano.
Si forma una grossa crepa che, come un bisturi impazzito, taglia la linea di mezzeria e si inoltra fra gli alberi e i sentieri ghiaiati.
Un pullman finisce contro un’utilitaria.
La massa marrone è sempre più vicina. Ribolle. Un rombo, come il battito di migliaia di tamburi. Lo sente sotto ai piedi.
Le Mura continuano ad alzarsi. In basso, le macchine si sono fermate. Nugoli di automobilisti guardano disorientati la massa avanzare. Urla disperate.
Federico trema. Cerca disperatamente una spiegazione, scarta tutte le ipotesi finché la risposta gli pare ovvia: -È la fine del mondo!
Tonnellate d’acqua in movimento. Una muraglia fangosa che sommerge case, alberi, macchine, persone.
Un'altra scossa lo fa cadere.
L'ondata, avvicinandosi alle Mura, perde notevolmente di potenza.
-Federico! Federico!- Una voce rauca lo chiama.
Apre gli occhi.
Il partigiano Arnolfi è sopra di lui.
-Come stai? Come stai figliolo?
-Nonno?- balbetta Federico.
-Sì, sono qui - lo conforta il nonno con sguardo languido, perso.
-Ma che succede?
-Non lo so… l'apocalisse!
Federico si rialza, non sembra essersi fatto nulla di grave.
I due, per un istante interminabile, si fissano rimanendo in silenzio.
-Tu come stai?- chiede il ragazzo evidentemente spaventato.
Saverio non risponde, semplicemente allunga le braccia, lo stringe a sé.
Federico, con la coda dell'occhio, nota una macchia. La guarda bene.
Sono loro, cazzo! Stanno scappando!
Inizia a correre. Estrae la pistola.

***

-Fino a nuovo ordine!- Già, ha detto proprio così.
Una settimana fa il capo lo ha chiamato nel suo ufficio e con fare solenne gli ha annunciato che avrebbe svolto il servizio nel parcheggio comunale fino a nuovo ordine.
Pasquino non aveva commentato, aveva accettato senza la minima resistenza.
Chi mai potrebbe commettere infrazioni in un parcheggio? E poi ci sono i sorveglianti, si era limitato a pensare.
Ora, a testa bassa, taglia il breve tratto di strada che lo divide dalla Centrale.
Si cambia silenziosamente, prende la sua sacca.
Oggi pesa come non mai, constata fra sé con aria malinconica.
Procede per la strada deserta. In piazza Travaglio si stanno allestendo le prime bancarelle per l'inizio del Buskers Festival.
Pensa all'amico Leonida, all'improvvisata di qualche giorno fa.
-Dai, così ti tiri su di morale...- gli aveva detto porgendogli un pacco di venti cd vergini.
-Fammi quello che vuoi. Sai per distrarti... ho voglia di ascoltare roba nuova, ormai Amanda Lear e la Raffa le so a memoria.
Detto, fatto. Mansueto aveva acceso il computer, aperto l'archivio musicale e messo a casaccio le canzoni, da Bella ciao a Disco-Inferno, da You set the scene a Babylon. Al sesto-settimo cd aveva iniziato ad appassionarsi e i cd prendevano connotazioni tematiche: Vecchie introspezioni lisergiche, dai Grateful Dead a Santana ai Kaleidoscope; Echi berlinesi, con Bowie, Iggy Pop, Eno; Notizie popolari con musica napoletana e sarda.
Ora sta andando a portarglieli.
Prima, però, deve fare un'altra cosa. Deve trovare il coraggio di sbarazzarsi di un peso diventato ormai insopportabile. In cuor suo è consapevole che, probabilmente, avrebbe dovuto farlo tanto tempo fa.
Forse non sono portato? Di sicuro, io ho una bella vita. Io ho una bella vita del resto. Perché insistere con le mie fantasie. Sono un egoista!
Riattraversa piazzale Kennedy che, adesso, inizia a riempirsi dei primi curiosi della kermesse dei musicisti di strada.
Il cielo s'incupisce, qualcuno distrattamente alza la testa.
Quando la pioggia inizia a scendere violenta lui è già nei pressi del Cinestars, l’angusta multisala cinematografica dove Leonida lavora.
Trova riparo sotto un portico.
All'improvviso sente un rumore sotto i piedi, come un rombo. Non ci fa caso.
Le macchine, pensa.
Perde l'equilibrio.
Dio santo, il terremoto!
Sente urlare. Dei colpi assordanti in lontananza. Si rialza.
Corre verso l'apertura del parcheggio sulla Darsena. Non può crederci.
L'argine opposto del fiume ha ceduto e l'acqua ha inondato la zona verso la periferia, verso Bologna. Persone e macchine navigano impazzite nell'acqua torbida, gli edifici crollano.
Grida, insulti.
-È straripato tutto. Tutto!- urla isterica una donna che corre in mezzo alla strada.
Pasquino stringe forte la sacca. Non sa perché, è una cosa che non riuscirà mai a spiegarsi, ma in questo momento di totale delirio collettivo gli viene spontaneo tenerla salda a sé, abbracciarla.
Fermo, irrigidito, con il passato fra le braccia, sembra non respirare.
Gli occhi, fissi su quell'immensa distesa d'acqua putrida, si riempiono di lacrime.
Una sensazione d'orrore lo attanaglia.
Linda! Camilla!
Inizia a correre mischiandosi alla folla impazzita.

***

Eccoli Pasquino, Brunello, il partigiano Saverio e Federico, eccoli inciampare bruscamente sulla fine del vecchio mondo, eccoli rantolare sgomenti sul ciglio di una nuova vita. Vuoti, collerici, dannati, illusi sognatori attanagliati dall'aria tersa, dalla consapevolezza che il sipario si sta chiudendo rapidamente. Senza sole, ebbri d'aria bruciata, rimasti senza spettacolo, sballottati al suolo, sporchi di sangue, si leccano le ferite piagnucolando.
E adesso?
Adesso il vecchio mondo si è sgretolato, è arrivato al capolinea.
Che un giorno sarebbe successo lo sapevamo tutti.
L'umanità intera è stata avvertita più volte ma, avara e pigra, ha continuato a farsi gli affaracci suoi, e così Madre Terra, stufa di essere maltrattata, si è vendicata.
Ora, chi è sopravvissuto, gongola perplesso davanti all'incredibile distesa azzurra che ha inglobato qualsiasi cosa, che svanisce all'orizzonte. Chi è ancora in vita, tentenna, diffida, tergiversa.
Gli abitanti del nuovo mondo, restii a muovere i primi passi sul precipizio del loro nuovo palcoscenico, sembrano aver bisogno di prendersi per mano, di ripercorrere a ritroso il cammino che li ha portati sino a qui.
Facciamo, quindi, un passo indietro.
Attraversiamo un numero considerevole di grigi e freddi inverni, passiamo per umide primavere, arranchiamo nei caldi afosi dell’estate e lasciamo che questa storia prenda forma nella seconda settimana di agosto di tre anni fa…

Nessun commento: